Patologie oncologiche
Attualmente la laparoscopia viene sempre più frequentemente impiegata anche in campo oncologico nei centri di riferimento.
La possibilità di effettuare la linfoadenectomia pelvica o lombo-aortica per via endoscopica permette di studiare e/o trattare i casi iniziali (primi stadi) di carcinoma della cervice uterina e dell’endometrio, associandola ad isterectomia definita “radicale”.
E’ possibile ancora la stadiazione chirurgica del cancro dell’ovaio (primo stadio) o la rivalutazione (second-look) dopo chirurgia citoriduttiva negli stadi avanzati.
I risultati chirurgici che si ottengono in termini di radicalità dell’intervento dal punto di vista oncologico, sono considerati in genere del tutto sovrapponibili a quelli della chirurgia tradizionale.
Le pazienti, oltre ai comuni benefici della laparoscopia, traggono anche un vantaggio psicologico, potendo in genere iniziare molto precocemente gli eventuali trattamenti adiuvanti (chemio o radioterapia).
E’ da tenere presente comunque che ad oggi solo una piccola percentuale di interventi per patologie oncologiche in stadi iniziali, sono eseguibili con la tecnica laparoscopica.
Nessuna procedura chirurgica è completamente priva di rischi e la laparoscopia non rappresenta un’eccezione.
L’endovenosa, richiesta per l’anestesia, può causare fastidi o piccoli ematomi.
La perforazione dell’intestino, della vescica o lesioni degli ureteri, sebbene rare, sono complicanze possibili.
La laparoscopia può non essere possibile quando la paziente è per esempio obesa. In una percentuale di circa il 6% dei casi non è possibile portare a termine l’intervento chirurgico per via laparoscopica. In questi casi si rende necessario “convertire” l’intervento in una tecnica di chirurgia tradizionale.